Podcast#3: Film rinviati, chiusure dei cinema e le mosse di Netflix

Un primo esperimento di podcast ricorrente! In questa puntata andremo a trattare una serie di argomenti di attualità nel mondo del cinema che proveremo a riprendere e ri-analizzare più avanti per vedere come si sono evoluti, cosa si è realizzato e cosa no.

I punti che andremo a toccare sono:

  • il rinvio dei blockbuster e le chiusure dei cinema americani 
  • le ipotesi sulle prossime mosse che faranno i big digitali in questo campo
  • le critiche che vengono mosse ai big digitali su come producono i contenuti (in particolare Netflix)
  • il ripiegamento verso la televisione

Buon ascolto!

Partiamo dalla situazione statunitense. Quando abbiamo fatto la recensione di Tenet ne avevamo parlato nel contesto di film su cui si ponevano tutte le speranze dell’industria per il rilancio post coronavirus.

Purtroppo non è bastato – in quanto l’epidemia negli Stati Uniti era già più grave che da noi e le persone non si fidavano ad andare al cinema nonostante non fossero imposte le restrizioni; in più il film non ha avuto un passaparola fulminante, noi stessi non lo abbiamo particolarmente apprezzato – e rapidamente tutti gli studios hanno man mano posticipato i loro titoli o li hanno spostati sul digitale:

  • Dune da dicembre 2020 è passato a ottobre 2021
  • Wonder Woman 1984 sta ballando tra un rinvio (l’ennesimo visto che doveva uscire a fine 2019) e una breve uscita natalizia per poi passare allo streaming
  • 007 va ad aprile (e ci sono state discussioni per portarlo ad uscire prima in streaming)
  • Soul, il nuovo film Pixar, viene spostato direttamente su Disney+ in uscita a Natale

E via dicendo. Inizia così un loop infinito senza una reale via di fuga: la gente va poco al cinema, gli studios pospongono le uscite più attrattive per la massa cosa che fa andare meno al cinema anche quelli che avrebbero avuto intenzione di andarci e quindi gli incassi continuano a scendere.

Al punto che anche alcuni cinema decidono di chiudere come nel caso delle catene Cineworld (Stati Uniti) e Odeon (UK). Nella newsletter di FilmTv del 9 ottobre si poneva la domanda:
“Quanto potrà durare? Quanto reggerà il sistema cinema? Analisi lucide ci invitano all’attenzione: non sono tutti nella stessa barca. Gli studios hanno le spalle grosse: sono abituati a giocare e perdere, per poi vincere ancora. Trattenere il fiato a loro non costa molto e se hanno cavalli su cui hanno speso molto semplicemente non li mandano in pista. Correranno poi, dopo. Mandarli ora per vederli azzopparsi malamente è inutile. Non è la stessa cosa però per le sale: quelle non hanno tutta questa resistenza. La mossa del CEO di Cineworld (seguita subito dalle sale del circuito britannico Odeon) sta a significarlo. Loro tremano, per davvero. Magari reggono – chissà – qualche altro mese, ma poi vanno a gambe all’aria.”

E se vanno a gambe all’aria c’è chi è disposto a comprarle. Nella stessa newsletter si citano i nomi dei big noti: Amazon (che aveva già in mente di fare delle acquisizioni di sale), Apple e Google.
Non c’è Netflix perché si è dichiarata non interessata e vedremo se sarà realmente così.

Al momento però la cosa è abbastanza logica per Netflix ha un altro modello ed il pubblico se ne sta accorgendo in maniera un po’ “collaterale” a causa di tutte le serie iniziate e improvvisamente cancellate.

In sostanza Netflix è a metà tra uno studio di produzione e un tech giant: produce contenuti sulla base dei dati che raccoglie quando noi accediamo alla piattaforma. Dati “su chi, come e quando guarda cosa; cosa vede subito dopo essersi abbonato, cosa inizia e non finisce, cosa guarda stando sveglio tutta la notte, cosa sceglie di guardare dopo aver visto l’ultimo episodio una serie”

Questo porta a due cose:

  • fa ridere il fatto che Netflix abbia distribuito e ospitato il documentario The Social Dilemma – che sostanzialmente esagera e demonizza questo metodo di analisi del comportamento degli utenti
  • Netflix sta cambiando fortemente la sua strategia produttiva, dando il Green light a molti più contenuti ma rendendoli più brevi – poche stagioni o miniserie – e tagliando brutalmente tutto ciò che non funziona o funziona bene ma non abbastanza

In un bell’articolo del Post del 18 ottobre Perché le serie tv di Netflix durano sempre meno – Il Post si parla sia delle motivazioni di questo modus operandi (test di più prodotti, analisi degli utenti e contenimento costi) e di come questo possa alienare gli spettatori (che investono tempo ed emozioni in una serie) e anche la parte artistica che anni fa vedeva Netflix come un’isola felice e ora invece viene sempre più “frustrata”.
Poi però a inizio novembre è uscita “La regina degli scacchi” che sembra mettere tutti d’accordo, ha monopolizzato la conversazione riguardo a Netflix attenuando la parte di critiche.

È però vero che Netflix produce molti più contenuti rispetto anche ai suoi competitor e la qualità è decisamente più altalenante e sarà curioso capire se e come questo tira e molla nella produzione di serie (dove l’attaccamento ad una continuità è molto più forte su questa tipologia di spettatori rispetto al cinema dove c’è l’abitudine al one off) porterà delle conseguenze

Nel frattempo Netflix si avvicina a Facebook e simili per il recupero del “flusso” in diretta tipico della vecchia TV.

Se ne parla sempre nella newsletter di FilmTv, questa volta del 13 novembre, dove si dice “La notizia è che /loro/, questa volta, sono quelli di Netflix. Sembra strano che proprio l’azienda che per prima, o che più violentemente, ha contribuito a modificare radicalmente il modo in cui consumiamo film e serie, ritorni sul luogo del delitto aggiungendo alla classica modalità on demand, la modalità “Diretta”, ossia un vero e proprio palinsesto quotidiano strutturato ad orari fissi.

Sembra strano ma la funzionalità è già stata rilasciata, per ora solo a una porzione di spettatori della vicina Francia, a partire dal 5 novembre ma con il piano di renderla disponibile entro la fine del mese a tutti gli 8.000.000 di abbonati Netflix francesi. In Francia, il consumo di Tv tradizionale è ancora molto popolare e gli spettatori amano ancora l’idea di accedere ad una programmazione fissa che in sostanza evita loro di dover scegliere quello che vogliono guardare.”

Mossa che serve a movimentare tutto il catalogo che si è creato ma anche questo è un altro step nella stessa direzione di altre aziende tech\social, che hanno rappresentato la vera alternativa alla televisione dando agli utenti un flusso personalizzato sul proprio cellulare. Sarà interessante capire se anche Netflix personalizzerà questo stream sulla base degli interessi degli utenti.


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Da sempre appassionato di videogiochi, giochi da tavolo, fumetti, libri e cinema, ho deciso di aprire un blog dedicato a tutte queste mie manie per condividerle con spiriti affini!


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